Si sa: nel calcio, l'aspettativa può valere una stagione intera e se per 6 mesi il campo lo vedi dalla tribuna, allora le pressioni si fanno davvero asfissianti. Aggiungiamo una grande piazza come quella del Milan, un presidente come Berlusconi
e una spietata concorrenza in attacco. Non che i compagni di reparto abbiano saputo fare di meglio, ma la voglia di cambiamento di Menez si respirava già da inizio stagione, con gli acquisti estivi e le idee di Mihajlovic, che non prevedevano in formazione la presenza di una mezza punta.
Proprio nella grigia gara contro la Lazio il francese ha lanciato un segnale duro verso la società ed il suo mister. Se non fosse stato per Sakic, il secondo di Mihajlovic, la furia del serbo si sarebbe scaricata sul talento cresciuto a Longjumeau, il cui gesto non passerà sicuramente inosservato. Sinisa promette: "Era svogliato? Ci penserò io", lasciando prevedere un fine di stagione di fuoco per Feno-Ménez. Deciso a non voler entrare in campo, rifiuta il riscaldamento, ammutinando il suo mister, che oltre ad aver perso la fiducia del suo presidente, sembra ormai aver metà spogliatoio contro.
La metamorfosi del francese lascia a bocca asciutta anche i fantasy manager, che magari si aspettavano un'altra stagione esaltante, come quella dell'anno precedente. Sotto la gestione Inzaghi, Jeremy era il vero trascinatore, tessendo le trame del gioco offensivo e proponendosi anche come finalizzatore ultimo delle azioni, 16 le sue reti in 33 presenze: record personale! Eppure dopo tutta l'attesa, le aspettative sembrano ormai tradite, in appena 133 minuti.
Il primo spezzone in campionato di Menez risale al 14 febbraio, Milan-Genoa 2-1. Mihajlovic si infuria perché nel finale c'è chi non si sacrifica e mette a rischio una vittoria che sembrava sicura. Col Chievo ha la prima chance da titolare e la spreca in malo modo, ma quando viene sostituito non la prende benissimo. Con la Lazio Miha rilancia Luiz Adriano che almeno lotta e confeziona l'assist per il goal di Bacca: "Perché il Milan segna poco? Un po' per colpa degli attaccanti, un po' per le poche palle che arrivano", dice Galliani. Un goal è arrivato, dal solito Carlos.
Jeremy, capocannoniere rossonero un anno fa, resta a guardare.
E a quanto pare non gli dispiace neppure così tanto.